Il passato è una terra straniera

Avete mai sentito parlare di Cartomagia?

Beh, se non sapete cos’è, ve lo spiego: è quella branca dell’illusionismo che, come suggerisce il nome stesso, “si prefigge di realizzare effetti di illusionismo tramite l’utilizzo delle carte da gioco”.

In pratica, quello che fa il bravissimo Silvan. E cioè: far apparire prima una, poi due, poi tre carte nelle mani, trasformandole in un intero mazzo a ventaglio. Senza che lo spettatore intuisca il trucco utilizzato e muovendo le mani con un’abilità ed un’eleganza tali da incantare. Insomma: “magie” con un le carte da gioco.

Perché vi parlo di tutto ciò? Semplice: perché la Cartomagia fa da sfondo a questo bel romanzo di Gianrico Carofiglio.

Ad essere contagiato da quest’arte è Giorgio, studente modello e figlio di una borghesia per bene che fa una vita normale. Forse troppo normale. Quasi noiosa.

Giorgio s’innamora di questa disciplina quando incontra Francesco, ambiguo, torbido e misterioso che, baro di professione, passa le sue serate al tavolo verde, bevendo superalcolici, drogandosi e frequentando belle donne. Giorgio è estasiato dal carattere di Francesco, tanto da seguirlo ed adorarlo come un mentore.

Si lancia anche lui in questa baraonda di emozioni nuove e comincia a vivere una vita diversa. Un vortice eccitante e frenetico che dapprima lo esalta, ma poi lo delude. E non poco.

Ma questa non è la sola storia che vive in questo noir di Carofiglio. Ad arricchire la trama ci sono altri due aspetti particolari: una vicenda oscura fatta di violenze e stupri seguita da un’indagine dei carabinieri ed il messaggio stesso del romanzo che l’autore trasmette al lettore sin dalle prime pagine. E cioè che la vita, spesso, può essere paragonata ad un “viaggio doloroso e inquietante in quel tempo fragile e misterioso che separa la giovinezza dall’età adulta”.

Il passato è una terra straniera è una storia ben scritta e piacevole da leggere, che conferma Carofiglio come uno dei maggiori narratori contemporanei. Premio Bancarella nel 2005, è stato portato sul grande schermo da un film di Daniele Vicari, con Elio Germano, Michele Riondino e Chiara Caselli.

Questa la descrizione: “È un’estate torrida. Il tenente Giorgio Chiti – uomo introverso e perseguitato da un senso opprimente di angoscia – passa le sue notti insonni a dare la caccia a uno stupratore seriale che ossessiona la città e le forze dell’ordine. Giorgio è anche il nome di uno studente modello in giurisprudenza, figlio della borghesia barese, avviato a un destino ordinato e ordinario. Una sera però incrocia Francesco, coetaneo dalla fama non raccomandabile, baro ai tavoli da gioco, affascinante e pericoloso manipolatore. Da quel momento la sua vita cambia per sempre. Al centro di questo indimenticabile romanzo di formazione – una storia dolorosa e violenta sull’amicizia e sul tradimento c’è il racconto del male quotidiano che alberga nell’animo cupo di Francesco, ma anche la vertiginosa narrazione del fascino che quel male esercita su Giorgio e sul suo inconsapevole desiderio di libertà dalle costrizioni di una vita banale“. Edito da Rizzoli nel 2008, si compone di 260 pagine e costa 19 euro.